Cosa sono e a cosa servono le comunità energetiche? |
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La comunità di energia rinnovabile, o "comunità energetica" è semplicemente un gruppo di persone o soggetti pubblici e privati, che si organizzano per produrre e condividere localmente energia da fonti rinnovabili. L'Unione Europea ha introdotto la prima definizione ufficiale di comunità energetica nel 2018, con la direttiva RED II, ossia la seconda direttiva sulle energie rinnovabili. Questa direttiva introduce un concetto a dir poco rivoluzionario: i consumatori (consumers) di energia possono diventare auto-consumatori (prosumers) dell'energia prodotta a livello locale. Quando gli auto-consumatori agiscono collettivamente a livello locale si parla di comunità energetiche. Che vantaggi ci sono? Le comunità energetiche sono un tassello fondamentale della strategia europea di transizione ecologica; la direttiva RED II imponeva agli Stati Membri di dotarsi entro il 2021 di misure per incentivarne la diffusione, in modo da centrare i target di de-carbonizzazione previsti dal Green Deal. L'Italia ha recepito tale direttiva con il DL 199/2021. Il primo passo da compiere per poter costituire una comunità energetica è la costituzione di un'entità legale tra i futuri soci della comunità. Essi possono essere persone fisiche, piccole e medie imprese, enti territoriali o amministrazioni pubbliche locali. Attenzione, perché per legge impone che lo scopo di una comunità energetica non può essere il profitto. Pertanto le forme più convenienti e pratiche sono l'associazione non riconosciuta o le cooperative. A questo punto occorre scegliere l'area dove installare gli impianti per la produzione di energia, purché sia prossima ai consumatori. Ad esempio, un centro commerciale può installare dei pannelli fotovoltaici sul tetto e condividere l'energia con tutti i negozi che hanno deciso di aderire alla comunità energetica. Non è necessario che l'impianto sia di proprietà della comunità: può appartenere anche a solo uno dei soci o addirittura ad un soggetto terzo. È però necessario che ciascun socio installi uno smart meter, ossia un contatore intelligente in grado di misurare in tempo reale le informazioni su produzione, autoconsumo, cessione in rete delle eccedenze e prelievo dalla rete di energia. A questo punto, la comunità può presentare istanza al GSE, anche tramite società o tecnici appositamente delegati, per ottenere gli incentivi fiscali previsti per le comunità energetiche. E' importante sottolineare che questi incentivi sono riconosciuti non per tutta l'energia prodotta bensì per quella condivisa all'interno della comunità.
Nel caso in cui la produzione sia maggiore del consumo, alla comunità viene riconosciuto il valore economico dell'energia immessa in rete. La ripartizione dei ricavi tra i membri della comunità è stabilita tramite un contratto di diritto privato sottoscritto liberamente dai membri stessi. Quindi riassumendo, è possibile vendere la quota eccedente, ma come abbiamo detto è esclusa la possibilità dello scopo di lucro. Quindi il vantaggio è essenzialmente è un autoconsumo su un impianto condiviso anziché un impianto singolo. Questo potrebbe essere una ottima idea, ad esempio, per i quartieri. Ad esempio, si installa sul tetto un impianto unico e poi si contabilizza l'energia di ognuno e si ottengono anche degli incentivi dal GSE.
Si ringrazia il Dott. Luigi Rescigno per il supporto scientifico.
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Ultimo aggiornamento Mercoledì 06 Settembre 2023 20:43 |