16 componenti raggruppate in 6 missioni, per un totale di oltre 200 miliardi di euro di investimenti. Sono i numero del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, o PNRR. Ma cos'è esattamente il PNRR? Perché se ne parla così tanto? E perché è al centro di tutte le politiche nazionali? Cercheremo di rispondere a questi ed altri quesiti, tenendo presente che si tratta di un argomento vasto e complesso.
Innanzitutto, già prima della pandemia da Coronavirus, nell'Unione Europea era già presente ed ampiamente condivisa la necessità di trasformare l'attuale modello economico, perseguendo una maggiore sostenibilità ambientale e sociale. Non a caso, nel Dicembre del 2019 la Commissione Europea presentò lo European Green Deal: l'ambizioso piano che punta a fare dell'Europa il primo continente "carbon neutral". Il Green Deal prevede una riduzione del 55% delle emissioni nette di gas serra entro il 2030 e del 100% entro il 2050. Per raggiungere questo obiettivo, la UE intende stanziare ben 1800 miliardi di euro, di cui 750 andranno a finanziare il cosiddetto Next Generation EU (NGEU).
Quest'ultimo è un piano di investimenti senza precedenti, varato dalla UE per stimolare una ripresa sostenibile, equa ed inclusiva del continente. L'Italia è il paese che riceverà più fondi: ben 191,5 miliardi di euro da impiegare entro il 2026, ai quali si aggiungono ulteriori 30.6 miliardi stanziati dall'Italia stessa, per un totale di 222 miliardi da investire in progetti per lo sviluppo del Paese. Di questi, circa 70 miliardi di euro sono sovvenzioni a fondo perduto mentre circa 122 miliardi sono prestiti a tassi agevolati. Il regolamento del NGEU chiede agli Stati Membri di presentare un pacchetto organico di investimenti e riforme: i PNRR.
Pertanto, il PNRR rappresenta l'insieme degli investimenti e delle riforme che l'Italia intende realizzare con i fondi elargiti dal programma NGEU. Il PNRR italiano si articola in sei pilastri chiamati "Missioni":
1) Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; 2) Rivoluzione verde e Transizione ecologica; 3) Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4) Istruzione e ricerca; 5) Coesione e inclusione; 6) Salute.
Esse ricalcano i 6 pilastri del NGEU, mentre l'attribuzione dei fondi a ciascuna di esse rispetta i vincoli posti dal regolamento. Ciascuna Missione si divide a sua volta in "Componenti", ossia ambiti tematici omogenei che raggruppano riforme e investimenti, per un totale di 16 Componenti. È importante sottolineare che, in termini assoluti, l'Italia è il Paese che destina più risorse a Digitalizzazione e Transizione Ecologica. In termini percentuali siamo invece ultimi, ma solo perché abbiamo destinato risorse importanti anche ad altri settori, a differenza di altri Paesi europei. Inoltre, il 40% delle risorse territorializzabili sono destinate al Sud.
Un aspetto interessante del PNRR è che la ricezione dei fondi è subordinata al raggiungimento delle cosiddette "Milestones", ossia una serie di obiettivi concordati tra Italia e UE. Ogni volta che il Paese centra un certo numero di obiettivi (come ad esempio il varo di un certo numero di riforme importanti, la pubblicazione di bandi di gara per i progetti, lo stato di avanzamento e consegna dei lavori ecc) si sblocca il pagamento di una rata dei fondi. In definitiva, il PNRR è un maxi-piano di investimenti e riforme come non si vedeva in Italia dal secondo dopoguerra.
Si ringrazia il Dott. Luigi Rescigno per il supporto scientifico.